my tescoma 3/2022
mi tornano in mente come se fos se ieri, eppure sembra passato un secolo: i miei ricordi di bambina hanno sapori d’altri tempi, quelli in cui ogni stagione aveva un colo re e un odore ed era scandita da qualche tradizione. come quella autunnale di fare il salame o, come dicevamo noi, di “fare il maiale”. quando autunno voleva dire festa Se guardo indietro agli anni della mia infanzia, mi chiedo come sarebbero stati i miei giochi se invece che in campagna fossi cresciuta in città. Se non mi fos si potuta arrampicare sugli alberi, se non avessi potuto fare merenda a due metri da terra insieme al vicino, sul muro che divideva le nostre case, o correre nei prati in estate. Se non ci fosse stata la zia Cecca a farmi vede re come, tirando il tendine a una zampa di gallina, si muovevano le “dita”. Se in inverno non avessi avuto quelle montagne di pannocchie da scalare dopo il rac colto, fino a quando il prezzo del mais saliva e veniva rivenduto, lasciandomi senza montagne da scalare, ma con una nuova primavera, nuovi prati in cui correre e nuovi alberi su cui arrampicarmi. Per niente al mondo scambierei quello che ho avuto con una bambola o una passeggiata al parchetto. Quella montagna di pannoc chie era oggetto di contesa: si trovava sotto un grande porticato, era una massa davvero imponente e sì, ora lo posso ammettere, anche un po’ instabile, ma quanto era divertente giocarci. Solo che le zie, le tre zie di cui ho già parlato in passato, erano molto apprensive e non volevano che ci salissi, ogni volta era una discussio ne. Così un giorno ebbi un’idea: il mais era per metà loro e per metà del nonno Como, che all’epoca
CHIARA Mi trovo più a mio agio in scuderia che in qualunque altro posto, ma il poco tempo che passo a casa, spesso lo trascorro ai fornelli o a rubare qualcosa dal frigorifero o dalla dispensa, da sola o in compagnia, da sempre. E quanta vita va in scena in una cucina? Quelle quattro pareti fra le quali passiamo tanto tempo – a cucinare per chi amiamo, a chiacchierare fra un impasto che lievita e un soffritto che sfrigola – ascoltano tanti discorsi, vedono tanti sorrisi di generazioni che si incontrano… e a volte si scontrano, ma alla fine si riuniscono sempre intorno a un tavolo. Fra il nostalgico e lo spensierato, ecco i miei rac
conti dalla cucina: dalla mia, da quelle di amici o ripescate dai ricordi d’infanzia. In ognuna hanno preso vita tanti piatti in un intreccio di ricordi ed emozioni: gli ingre
dienti essenziali per quella che è la mia
idea di “ricetta della felicità”.
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era già mala to. Gli scrissi un biglietto e glielo feci reca pitare in ospe dale. E da allora potei giocare sul la sua metà delle pannocchie, senza che le zie potesse ro avere da ridire. Giochi da bambini di campagna a parte, una delle tradizioni della stagione autun nale era quella di fare il salame... o meglio, di “fare il maiale”, perché
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