my tescoma 2/2024
letto. Per questo, la mia casa natale è una specie di parco delle meraviglie. Purtroppo però non è rimasto più nes suno che mi possa raccontare la storia di questo o di quell’oggetto, gli aneddoti che ciascuno evoca... quei racconti che da bambina ascoltavo senza particolare interesse, ora mi sembrerebbero dei piccoli tesori, quelle frasi e quei termini che appartenevano solo alla mia famiglia, sarebbe bello riascoltarli, perché ho sempre pensato che il dialet to dei “miei” vecchi fosse il migliore, il più sofisticato di tutti, mentre quello che sento parlare in giro da persone estranee è proprio sgraziato (e se questo ti fa pensare che io sia incredibilmente snob, sì, lo sono). Ecco, il dialetto: non lo parlo, diciamo che non sono “fluente”, ma mi piace conoscerlo, capirlo, tenerlo vivo con i modi di dire che sono appartenuti al mio lessico famigliare, trovare alle parole più strane un senso e una radice, tanto quanto amo fare con le altre lingue che conosco, scoprendo che hanno tutte quasi sempre la stessa, lontana origine.
È vero che le vecchie generazioni della mia fami glia non ci sono più a raccontare il loro passato, ma – dialetto a parte (perché è incredibile quanto pos sa cambiare semplicemente spostandosi solo di po chi chilometri, ed è naturalmente oggetto di discus sioni) – c’è una persona che ho la fortuna di conosce re e di considerare un amico, una persona che, pur appartenendo alla mia generazione o poco più, incarna alla perfezione i valori del passato e ne mantiene vive le tradizioni: passare del tempo con lui è come fare una gita in un mondo antico e quasi dimenticato. Si chiama Giovanni, ma per tutti è Paolo, per molti è il Partigiano (soprannome ereditato dal padre), per me è sem plicemente Paolo-il-contadino , così, tutto at
RACCONTI IN CUCINA
taccato, perché è il modo più efficace e affettuoso di identificarlo. Contadino di nome e di fatto, agricoltore e alleva tore di lunga tradizione, porta avanti l’a zienda agricola in cui è nato e cresciuto e lo fa con dedizione e passione. Da sem
pre, la sua vita è stata scandita dalle stagioni e dai tempi della terra alla quale è profonda mente legato e degli a nimali il cui benessere è fra i suoi primi pen sieri, dalle esigenze dei campi e da quelle delle vacche che fin da ragazzo l’hanno portato ad alzarsi prima dell’alba – bollitore linea GrandChef art. 677464 capacità: 2,0 l Prezzo consigliato: € 59,90 LA CUCINA ECONOMICA È ANCORA IL CUORE DELLA CASA Un bollitore pieno d’acqua sempre appoggiato sulla piastra, per umidificare l’aria e avere sempre l’acqua pronta per il tè.
per mungere, per irrigare, seminare o mietere – e a coricarsi poco dopo il tramonto. Ci siamo conosciuti in un contesto decisamente moderno e an che modaiolo, la scuola di equitazione che io già frequentavo e alla quale lui si avvicinò per prendere qualche lezione (fu proprio la mia cavalla a metterlo in sella e, non diciamolo a nessuno, anche a “battezzarlo”, facendogli fare il primo volo). E fu proprio lei, Brina, ad affezionarsi per prima a lui che ogni giorno andava a salutarla con qualche biscotto, il mezzo migliore per conquistare le sue simpatie. Anche dopo che Paolo ha adottato il suo cavallo Leo siamo rimasti in contatto e continuiamo ad essere compagni di passeggiate nelle campagne di casa sua, nella bassa bresciana, solcate da strade sterrate e risorgive (e Brina continua a fru gargli le tasche in cerca di biscotti ogni volta che lo vede). Quando non è in sella, Paolo è sempre alle prese con qualche lavoro legato alla terra o agli animali: lo si trova in stalla, ad accudire i vitellini, circondato da gattini sempre in cerca di latte. Non è più impegnato nella mungitura per ché, pur essendo tanto legato alle tradizioni, nella stalla ha apportato mo difiche per il benessere degli animali: ogni tanto guardo quelle mucche e trovo che abbiano proprio un’aria serena, tra sistemi di ventilazione, una pavimentazione speciale e una mungitrice automatica di cui va molto Come tenere vive le tradizioni? Partecipando alle rievocazioni dei “Mestér de ‘na óltå” (mestieri di una volta), in cui ci vestiamo come si faceva un tempo e ci uniamo a contadi ni, fabbri, maniscalchi, falegnami che, per una giornata, regalano un tuffo nel passato a chiunque voglia curiosare nelle tradizioni della campagna padana di quasi un secolo fa.
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