my tescoma 1/2024

“ai miei tempi”

CUCINA DI MAMMA, ACCANTO ALLA MACCHINA DA CAFFÈ VEDO UNA SCA TOLA DI STRANI BISCOTTI CHE NON SEM BRANO BISCOTTI MA CHE HANNO PIÙ L’ASPETTO DI FETTINE DI PANE RAFFERMO, LA CONFEZIONE HA DELLE DECORAZIO NI D’ALTRI TEMPI, IL NOME NON L’HO MAI SENTITO: “BAICOLI”. LI ASSAGGIO, SONO OTTIMI, LE CHIEDO DA DOVE ARRIVINO E LE FACCIO FARE UN TUFFO NEL PASSATO. “Li trovo al supermercato, ogni tanto li compro perché mi ricordano la mia infanzia... e pensare che a quei tempi non mi piacevano perché non erano veri biscot ti!” E così inizia a raccontarmi delle sue colazioni di bambina. Erano i primi anni ‘50: quattro fratelli, una madre insegnante, emancipata e con uno spiccato ma discutibile spirito imprenditoriale che la portava a lan ciarsi (spesso con scarso successo) nelle imprese più disparate, una delle prime e pochissime donne al vo lante, almeno in un paese di provincia come il loro; e un padre premuroso, un ragazzo del ‘99 con un’indole molto più casalinga di quanto non fosse quella della sua sposa: era lui, per esempio, a svegliare i bambini e a preparare loro la colazione. Ed era lui che amava i baìcoli (con l’accento sulla prima “i”), quei biscotti “per finta” che all’epoca erano decisamente più dif fusi rispetto a quelli a cui siamo abituati oggi. Sco pro che sono originari di Venezia, che il loro nome ha origine dal termine con cui si chiamano i piccoli pesci di cui ricordano la forma, e che furono inventa ti per resistere ai lunghi viaggi in mare affrontati dai

CHIARA Mi trovo più a mio agio in scuderia che in qualunque altro posto, ma il poco tempo che passo a casa, spesso lo trascorro ai fornelli o a rubare qualcosa dal frigorifero o dalla dispensa, da sola o in compagnia, da sempre. E quanta vita va in scena in una cucina? Quelle quattro pareti fra le quali passiamo tanto tempo – a cucinare per chi amiamo, a chiacchierare fra un impasto che lievita e un soffritto che sfrigola – ascoltano tanti discorsi, vedono tanti sorrisi di generazioni che si incontrano… e a volte si scontrano, ma alla fine si riuniscono sempre intorno a un tavolo. Fra il nostalgico e lo spensierato, ecco i miei rac

conti dalla cucina: dalla mia, da quelle di amici o ripescate dai ricordi d’infanzia. In ognuna hanno preso vita tanti piatti in un intreccio di ricordi ed emozioni: gli ingre

dienti essenziali per quella che è la mia

idea di “ricetta della felicità”.

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pescatori, perché essendo secchi si pote vano conservare a lungo, anche per me si, in scatole di latta. Dato che amo queste incursioni nei ri cordi altrui, mentre ascolto i racconti a pro i cassetti della credenza alla ricerca di qualche vecchia fotografia. Ne trovo diverse; una del 1953 in cui una piccola Luisa (mia madre) siede accanto a due bambini: uno è un cugino, l’altro non lo riconosco e apprendo che è Luciano, il fratello di latte e figlio della “balia Rosa”. Ne ho sentito parlare spesso: “di tutte le balie che noi quattro fratelli abbiamo a vuto era la più affettuosa, molto dolce, ri-

La classica cucina economica, il cuore della

casa: serviva non solo per cucinare, ma anche per riscaldarsi in inverno, per avere un bel catino pieno d’acqua calda per lavarsi, per far asciugare i panni e anche per riscaldare il ferro da stiro in ghisa.

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