my tescoma 1/2023
Valpolicella: QUESTA STORIA INIZIA CON “C’ERANO UNA VOLTA RECIO TO E AMARONE, CHE DOPO AVER SCONFITTO MODE ANTI CHE E USANZE POPOLARI FE CERO PACE CON CHI DA SEM PRE LI DIVIDE: LO ZUCCHERO.” La tradizione vinicola della Valpolicella parte da molto lontano. Già nell’Ottocento si ritrovano tecniche rudi mentali di appassimento delle uve, che davano vita al Re cioto. Dai Romani fino all’Ottocento, i vini pregiati erano dolci e la Valpolicella non era certo un’eccezione. Famo sa fin da tempi remoti per i suoi vini da appassimento, considerati unici grazie alle peculiari caratteristiche delle uve autoctone. Era tradizione di ogni famiglia produrre il Recioto, le cui uve venivano lasciate appassire per alcuni mesi in fruttaio, lì venivano controllate quotidianamente per verificare che ogni acino fosse sano. Nel mese di febbraio venivano poi pigiate, ma la parte che richiedeva ancora più attenzione era la fermentazione, che doveva essere molto breve e controllata con assoluta attenzione, si racconta che si ascoltava il ribollire del mosto per non perdere il momento giusto per bloccarla. A quel punto le botti venivano trasferite al freddo, così che il gelo invernale potesse arrestare il processo di fermentazione. Il risultato era un vino dolce, estremamente equilibrato grazie all’acidità di base conferita dalle uve. Il Recioto, nonostante venisse prodotto da numerose famiglie, era un vino di nicchia poiché le rese erano molto basse, per questo era riservato alle grandi occasioni come la Pasqua, inoltre era considerato talvolta una medicina per i malati o un omaggio per i potenti. All’epoca non esistevano strumenti appositi in grado di monitorare scientificamente grado alcolico, zuccheri, pH, ecc… e talvolta capitava che per svariate motivazioni la fermentazione scappasse e gli zuccheri venissero svolti completamente, lasciando nelle botti un vino secco: il “Recioto scapà”, ovvero l’Amarone. La leggenda lega la nascita dell’Amarone ad Adelino Lucchese, responsabile della Cantina Sociale di Negrar, che nel 1936, dopo aver assaggiato il Recioto prelevato da una botte dimenticata in cantina da qualche anno, esclamò: “questo vino non è amaro, è un amarone!”. In realtà l’Amarone esiste da quando si produce il Recioto, con la differenza che il Recioto si produceva per scelta, mentre l’Amarone era la naturale conseguenza di un errore in il regno di REciotoe Amarone El vì amàr, tègnel car (Il vino amaro, tienilo caro) LISA Una passione nata per caso e che non mi ha più lasciata. Quella del vino è per me una curiosità che non si ferma alla semplice degustazione, ma vuole conoscere tutti i retroscena che lo differenziano e lo rendono unico. Storia, territorio e natura... Se ti va di esplorare questo mondo, sali a bordo, ti condurrò nelle mie wine stories più amate!
WINE STORIES
fase di fermentazione. Fino al secondo dopoguerra l’Amarone non vantava la fama che oggi gli viene conferita, anzi, era venduto ad un prezzo addirittura inferiore al Valpolicella. La percezione cominciò a cambiare dagli anni ’50 e oggi l’Amarone è considerato una delle eccellenze enologiche nel panorama mondiale. Lascian do da parte le mode di un tempo o di oggi, l’Amarone resta un grande vino, unico nel suo genere proprio per essere prodotto con uve appassite. Il Recioto copre oggi una piccolissima percentuale dei vini prodotti in Valpolicella, ma ne rappresenta la punta di diamante, unico vino dolce che si produce nella de nominazione, è difficile da reperire in commercio proprio a causa della scarsa produzione ma se siete di passaggio in Valpolicella, fermate l’auto e fate sosta in una cantina per acquistare questo intrigante nettare.
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