myTescoma-4-2016

4/2016

LA DURA VITA DEL VEGANO... Sono diventata vegetariana una decina d’anni fa per questioni di salute: all’inizio alcune rinunce mi pesavano, poi pian piano mi sono abituata a non mangiare più carne e mi sono resa conto che stavo davvero bene e che non ne sentivo nemmeno più il bisogno. Solo da un paio d’anni però sono diventata vegana, avendo iniziato a prendere consapevolez- za del fatto che anche la produzione di uova e latticini comporta un tipo di sfruttamento degli animali al quale non voglio contribuire. Non sono un’estremista... lo sono stata: all’inizio della mia “conversione”, se per caso mi sedevo a tavola vicino a un onnivoro, mi trovavo a passare il mio sguardo disgustato da lui alla sua bistecca ma, oltre ad essermi procurata non poche antipatie, mi sono resa conto di come quella non fosse la strada giusta. Se l’intento è di convincere le persone ad assu- mere un atteggiamento etico nei confronti del consumo del cibo, non è certo facendole passare per pazze assassine che si otterrà quel risultato, ma piuttosto facendo loro assaggiare pietanze senza derivati animali e dimostrando loro che è possibile consumare un delizioso pasto vegan senza avere la sensazione di aver rinunciato a qualcosa. E soprattutto, non cedendo alle provocazioni. Sì, perché quando si diventa vegani, la prima cosa che si nota è lo strano divertimento degli onnivori nel fare

Devo confessare che le maggiori diffi- coltà nel passare all’alimentazione ve- gana le ho trovate ogni volta che avevo voglia di mangiarmi un bel dolce. Sono sempre stata molto golosa, potevo ri- nunciare a tutto, ma non ad un pecca- to di gola, a fine pasto o anche durante la giornata. Eliminare il burro, il latte e le uova dalle preparazioni sembrava una sfida impossibile, ma dovevo riuscirci e così ho scoperto che in effetti, il latte vaccino può essere sostituito facilmente da un latte ve- getale (di soia, di riso, d’avena...); il burro la- scia il posto all’olio o alla margarina, mentre le uova, sembra incredibile ma... semplice- mente non servono: basta cambiare la pro- porzione degli ingredienti per poterne fare a meno, o sostituirle conmaizena o con altri ingredienti che danno consistenza agli im- pasti. Una scoperta molto felice che mi ha fatto capire che i dolci vegan sono deliziosi, nonhanno nulla da invidiare a quelli tradizionali e sono anche più leggeri. Per questo devo ringraziare una mia amica che nella sua pastic- ceria ad un certo punto, ha deciso di dedicarsi anche ad una clientela ve- Facile, perché no? e se sei goloso...

il mio stile di vita

battute sulla carne e nel far notare ad alta voce quanto sia deliziosa la bistecca che hanno nel piatto. Se sei vegan insomma, sei pazzo o quantomeno strano. Come quando da piccola il mio vicino di banco mi prendeva in giro e la mamma mi diceva di non dar- gli corda, che se non gli avessi mostrato di ar- rabbiarmi prima o poi si sarebbe stancato, ho a- dottato la stessa tecnica anche qui: ho smesso di combattere le mie crociate, o meglio, ho ini- ziato a combatterle in maniera più saggia. Col

passare del tempo e assumendo un atteggia- mento più morbido, sono riuscita anche a convincere alcuni amici ad avvicinarsi alla dieta vegana: qualcuno l’ha adottata per sé, qualcun altro si è limitato a ridurre il consu-

gana. All’inizio era scettica, ma ha scoperto che i dolci senza derivati animalipiaccionomoltissimo an- che ai clienti onnivori. E quel che èmeglio, mi passa le sue ricette!

mo di derivati animali. Un passo alla volta si possono ottenere grandi tra- guardi: una goccia può scavare la roccia! Certo, re- sta sempre u- na certa diffidenza da par- te di chi non conosce questo stile di vita e molti amici mi confessano di trovarsi sem- pre in difficoltà nell’invitarmi a cena: allora li invito io da me, per far capire che avere un vega- no a tavola non significa ospita- re un alieno e che, tutto somma- to, è abbastan- za facile ri-

spettare le no- stre esigenze accontentan-

do i gusti di tutti gli invitati.

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