my tescoma 2/2022
pane rigorosamente imburrato: amarene, fichi, kiwi, giuggiole, ma an che fragole, ribes, lamponi, more di gelso... Qualche volta cresceva an che una bella anguria da mangiare a grosse fette, infilandoci la faccia, seduti sulle sedie di vimini sotto il portico. Lo dico sempre, “l’anguria va mangiata grufolando”. Per tenerla fresca, la si lasciava nella fontanella in cortile fino al momento di consumarla. Poi arrivava la zia Cecca che prima aveva fatto il tassello per controllare che fosse buona (quell’in cisione nel frutto per prelevarne una parte di polpa) e poi, armata di un coltellaccio, la affettava e distribu
LA MERENDA NOSTALGICA pane e... Il pane di tutti i giorni era la rosetta, il fornaio ne portava tre o quattro ogni mattina ed erano perfette per fare la scarpetta a fine pasto, se invece avanzavano, si facevano seccare e diventavano pan grattato o cibo per galline e conigli. Niente a che vedere con la pagnotta fatta in casa che, quando c’era, era una delizia. Capitava di rado che si facesse il pane a casa, ma quelle belle fette però si prestavano meravigliosa mente ad essere spalmate di burro e di confettura, oppure di burro e zucchero. Adesso ci sono un sacco di utensili e accessori per panificare in maniera più comoda e per dare una bella forma a panini e pagnotte, come usciti dalla forneria: li uso ogni volta che mi sento
coltello anguria
iva le fette. C’erano le posate, ma nessuno le usava, la fetta veniva azzannata dal centro verso i la ti e poi si sputavano i semini.
antiaderente linea Presto Tone art. 863099 lunghezza 43 cm Prezzo consigliato: € 17,90
Le bucce venivano butta te direttamente nel pol laio, le galline ne e rano ghiotte. Non erano soltanto i
semi dell’anguria a essere sputati: con
quelli delle a marene si fa ceva a gara
a chi arrivava più lontano. Non esattamente un passa- tempo da signorine, ma era tanto divertente. Tornando alla frutta, c’erano sem pre confetture fatte in casa e alla preparazione naturalmente par tecipavo anch’io. Intanto bisognava raccogliere la frutta, la varla e affettarla, poi bisognava sterilizzare i barattoli, con trollare la cottura e riempire i vasetti. Dopodiché... merenda! Pane, burro e marmellata era un grande classico, e le confet ture erano sempre diverse. Una che per me è un po’ speciale è quella di gelsi neri: non tanto per il suo sapore, ma perché quegli alberi sono legati ad una delle storie affascinanti della mia famiglia. Bisogna sapere che fino ai primi decenni del secolo scorso, l’alleva mento dei bachi da seta era una fonte di sostentamento piuttosto redditizia in campagna e anche da noi si praticava. Il nonno Beppo, che era il mio bisnonno, comprava la semenza, co sì si chiamano le uova dei bachi da seta, e cedeva i bachi ai contadini. Non si faceva pagare: avrebbe poi trattenuto la sua quo ta di spesa nel momento in cui i bozzoli venivano portati alla filanda che si trovava in un paese del lago d’Iseo – e che fu galeotta, perché lì il nonno Como, che era il mio nonno, conobbe la nonna Tina che veniva da Melegnano e che sarebbe poi diventata sua moglie... ma questa è un’altra storia. L’allevamento e la cura dei bachi da seta era un compito che spettava alle don ne e ai bambini: toccava a loro nutrirli e controllare che non marcisse ro, compromettendo il raccolto. I bachi, che si nutriva no esclusi vamente di fo glie di
nostalgica e mi viene vo glia di quelle merende
che hanno il sapore delle estati spensie rate di una volta.
lievita pagnotta linea Tescoma Della Casa - art. 643160 Prezzo consigliato: € 23,90 pane di segale senza lievito madre
LA RICETTA DI OGGI
ingredienti per 1 pagnotta
• 250 g di farina di segale • 250 g di farina di grano duro • 15 g di lievito fresco • 12 g di sale • 12 ml di aceto • 340 ml d’acqua
In una ciotola capiente unire le farine, l’aceto e il sale. Sciogliere il lievito fresco in 340 ml di acqua tiepida con un pizzico di zucchero, lasciar riposare brevemente, poi unire al composto nella ciotola e amal gamare. Impastare bene il composto e, su una spianatoia infarinata, dargli la forma di una palla, quindi met terlo nel cestino lievita pagnotta leggermente unto con olio di semi di girasole. Inserire il cestino lievita pagnot ta nella ciotola bianca, coprire con un canovaccio e lasciar lievitare per circa 2 ore in un luogo tiepido. Posizio nare nella parte più bassa del forno una pirofila con dell’acqua e preriscaldare a 250 °C. Togliere delicatamente la pagnotta dal cestino e trasferirla sulla teglia, spennellarla con acqua salata e cuocere per 5 minuti all’altezza inter media del forno. Togliere la ciotola con l’acqua e cuocere per altri 5 minuti alla stessa temperatura; abbassare a 160 °C e cuocere per altri 35 minuti. Sfornare e lasciar raffreddare. Per capire se la pagnotta è cotta, picchiettare il fondo: deve produrre un suono vuoto. Se così non fosse, rimettere in forno e cuocere ancora per qualche minuto.
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