my tescoma 1/2022
che, in cambio del loro lavoro di bonifica delle terre e alla lavorazione dei campi, erano esentati dal pagamento di dazi e tributi all’impero della Serenissima. Erano pertanto queste “Curtes Francae”, ovvero zone franche. Già nel 1429 vennero delimitati i confini della Franciacorta e fu proprio grazie al duro lavoro svolto in vigna dai monaci che si diffuse la tradizione vitivinicola in queste terre. Fin dal ‘500 si ritrovarono manoscritti che documentavano la presenza di vini “mordaci”, ovvero frizzanti, prodotti sulle colline della Franciacorta. Ma dovremo aspettare ancora qualche secolo per l’avvento delle bollicine prodotte con il prestigioso metodo Franciacorta.
WINE STORIES
Anche se la Franciacorta affonda le proprie radici in tempi antichissimi, i primi vini spumantizzati come li conosciamo oggi nascono solo negli anni Sessanta. Fu infatti sul finire de - gli anni ‘50 che qualcosa cominciò a cambiare, una nuova fiducia iniziava a fermentare in queste terre e con lei i primi esperimenti. Iniziò così a dif- fondersi la convinzione che, come già facevano da tempo oltralpe, anche sulle dolci colline in “Curtes Francae” ci fossero le condizioni ideali per col- tivare uve destinate a vini con doppia fermentazione in bottiglia. Da subito iniziarono le prime micro produzioni, la ricerca e gli esperimenti da parte di un piccolo gruppo di imprenditori visionari. In brevissimo, già nel 1967 arrivò la denominazione Franciacorta, un bel traguardo in tempo record, pen- sate che in Italia le prime 4 DOC (De- nominazione di Origine Controllata) furono assegnate nel 1966 a vini stori- ci e prodotti da tempo immemore. Ma quello più che un traguardo era solo l’inizio di un lungo percorso, ricco di prestigiosi riconoscimenti. Gli anni La rivoluzione enologicA
‘70 furono la fase del rinnovamento enologico italiano e così anche in Franciacorta ai primi produttori se ne unirono altri, imprenditori e manager con il desiderio di produrre un vino capace di distinguersi da qualunque altro prodotto in Italia, non solo per tipologia, ma anche per qualità. I nuovi proprietari terrieri si fecero affiancare fin dagli inizi dai migliori enologi e puntarono da subito a pri- vilegiare la qualità anziché la quan- tità. Con il corso degli anni questa si dimostrò una scelta vincente tanto che i 50 ettari iniziali, nel 1983 di- vennero 550 e le vendite di Pinot di Franciacorta (questo era il nome che portavano all’epoca le bottiglie di bollicine prodotte nel territorio) su- perarono il milione di bottiglie. Nel 1990 nasce il Consorzio volontario per la tutela del Franciacorta, voluto dagli stessi produttori franciacortini e nel 1995 arriva la DOCG (Deno- minazione di Origine Controllata e Garantita), la certificazione più alta a livello italiano. Oggi le bottiglie di Franciacorta superano i 15 milioni, di
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cui solo poco più del 10% viene ven- duto all’estero, mentre le cantine sono 121 e sono distribuite su 19 comuni compresi tra il lago d’Iseo e la città di Brescia. Con il termine Franciacorta possiamo oggi indicare: il territorio, il metodo di produzione e il vino.
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