my tescoma 1 / 2020
zoletto di stoffa: una scelta d’altri tempi che però ha un grande fascino (mi rivolgo soprattutto ai maschietti). Abitudini eco-friendly... e anche affascinanti! Un fascino tale che anche molti film ne hanno tratto spunto per scene me- morabili. Per citarne un paio: Jennifer Lopez che in “Shall we dance?” , scoppiando a piangere e vedendosi porgere il pezzo di stoffa da Richard Gere dice stupita “Un uomo con il fazzoletto... pensavo non ne facessero più”. O ancora un divertentissimo Robert De Niro che ne “Lo stagista ina- spettato” suggerisce a un ragazzo che “Il motivo più valido per portare un fazzoletto è prestarlo. Le donne piangono e il fazzoletto è per loro, l’ultima vestigia di un vero gentiluomo”. I fazzoletti poi, come le camicie, le len- zuola e le T-shirt, quando sono troppo vecchi e consunti possono diventare degli utilissimi strofinacci, perfetti per pulire i vetri: un ottimo modo di trasformare e riutilizzare prodotti che altrimenti diventerebbero rifiuti. E per chi non può fare a meno dello shopping? Un’altra pratica virtuosa per chi come me ama essere alla moda e non rinun- cia allo shopping, è cercare i negozi che praticano il riciclo, raccogliendo vecchi abiti e convertendoli in buoni sconto per gli acquisti futuri. Che ne è di quei vecchi abiti? In genere vengono selezionati e, se ancora in buo- no stato, vengono destinati a persone bisognose, altrimenti sono destinati a diventare materiali fonoassorbenti, isolanti o imbottiture per mobili. A promuovere questa pratica in genere sono le grandi catene, ma sarebbe pre- feribile acquistare brand e prodotti locali che usano tessuti ecosostenibili, anziché capi fast-fashion : il settore della moda è infatti uno dei più inqui- nanti. Per questo bisognerebbe comprare di meno e meglio, chiedendosi prima di tutto se si ha davvero bisogno di quel capo o accessorio. Nel mio tentativo di rendere la mia vita più sostenibile, devo sempre fare i conti con la mia indole di accumulatrice seriale e compulsiva: quando mi appassiono a qualcosa, mi ci riempio casa. Non so se cambierò mai, ma una delle mie passioni più recenti riguarda almeno qualcosa di sano, ovvero le piante da appartamento. Ne ho ovunque, ma in particolar modo la camera da letto e il bagno sembrano una giungla, o una foresta pluviale. Le piante giuste arredano in maniera allegra e raffinata, in più producono ossigeno, filtrano l’aria e ne migliorano la qualità; alcune sono addirittura in grado di neutralizzare le onde elettromagnetiche prodotte da smartphone e altri di- spositivi. Quanto alla qualità dell’aria poi, cerco di non esagerare con l’uso del condizionatore o del ventilatore e - altra collezione - ho iniziato ad usare il ventaglio: tutto quello che ha un sapore d’altri tempi mi affascina e poi, vi assicuro, farsi aria in questo modo è piacevolissimo! Passiamo agli spostamenti: quelli più brevi cerco di farli in bicicletta - ov- viamente una vecchia Bianchi da città con il cestino in vimini - così mi ten- go in forma, non inquino e rimango fedele allo stile vintage che amo tanto. Se invece devo prendere l’auto, oltre all’apprezzatissimo start&stop che permette di ridurre le emissioni quando sono ferma al semaforo o in mez- zo al traffico, ho una piccola raccomandazione anche per la “vita” dentro all’abitacolo: è inevitabile avere qualche piccolo rifiuto, carte di caramella, chewing-gum, gli scontrini dei parcheggi (perché non si può usare la app Easypark dappertutto???)... basta tenere un piccolo barattolo da usare come temporanea pattumiera, per poi svuotarlo una volta a casa, naturalmente dif- ferenziando. Certe auto hanno un contenitore dedicato, so che se ne trovano anche in vendita, ma il mio consiglio è di prendere una bottiglia d’acqua da mezzo litro (ne avrete tantissime a disposizione se non avete ancora adottato quelle in vetro), tagliarla e inserirla nella tasca della portiera, magari dopo averla decorata. La misura si adatta perfettamente a quello spazio e sarà praticamente invisibile, ma comodissima per raccogliere i rifiuti! Tutto questo impegno mi ha fatto venire fame... Ma siccome di ricette anti-spreco se ne sono viste tante, di ricette svuota- frigo non se ne può più, e visto che amo il vintage... perché non tornare alle care, vecchie ricette della tradizione? Un pomeriggio trascorso ad impastare uova e farina è un passatempo eco-friendly e gustosissimo!
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