myTESCOMA 3/2018
M a voi, lo conoscete il cibo che mangiate? Gli prestate mai atten- zione? Io da tempo non mi interrogavo più su quello che portavo in tavola: presa dai ritmi sempre frenetici fra lavoro, figli, mari- to, riunioni di condominio, lezioni di danza della mia piccola e corso di tennis del più grande, avevo finito per perdere non solo il culto di cuci- nare, ma anche quello di mangiare. Avevo dimenticato che il piacere profondo che deriva dal cibo va oltre il semplice “mettere benzina” nel corpo per poter af- frontare la giornata. Consumavo cibi pratici, piluccavo quel che avevo a portata di mano, e con me la mia famiglia. Poi in un giorno in cui facevo la spesa con più calma del solito, mi presi la briga di leggere la provenienza di frutta e verdura - Spagna, Caraibi, Grecia, Marocco - gli ingredienti - tantissimi e artificiali - dei cibi pronti che tenevo sempre in dispensa come “salva-cena”, la scadenza dei freschi nel banco frigo... lunghissima! Quanti conservanti ci saranno mai stati per permettere una simile durata? Mi chiesi come fosse successo, proprio a me, cresciuta in campagna, che mangiavo le fragole dell’orto dietro casa, che mentre giocavo in giardino coglievo un pomodoro dalla pianta e lo azzannavo di gusto e quella era una merenda prelibata, che mi arrampicavo sull’albero, mangiavo ciliegie fin quasi a scoppiare e sputavo i noccioli ai piedi dell’albero. Allora tutto aveva un altro sapore, in effetti. Presa dalla nostalgia, rimisi al loro posto la mag- gior parte dei cibi inscatolati, confezionati, surgelati di cui avevo riempito il car- rello e rimandai alcuni acquisti al giorno dopo, quando sapevo che avrei trovato il mercato locale sotto casa. Tutto iniziò più che altro come un nostalgico ritorno alle origini, una riscoperta dei sapori più genuini - “wow, il melone sa davvero di melone!” - a discapito di quelli annacquati e artificiali a cui mi ero ormai abituata.
La terra è generosa ed è in grado di offrire tanti prodotti, ma le risorse non sono inesau- ribili, ecco perché bisognereb- be iniziare a prestare più atten- zione a quello che si porta in tavola. Perché mangiare a km zero? Dai un’occhiata qui... DOVE E PERCHÉ Mangiare a km zero
IL MIO STILE DI VITA
PER MANGIARE MEGLIO Acquistando al mercato locale, si trovano cibi di stagione che non hanno dovuto subire lunghe lavorazioni, trasporti, stoccag- gio: mantengono quindi tutte le loro caratteristiche inalterate, sono più fre- schi e più buoni. PER RISPARMIARE La filiera corta evita i costi di imballaggio, di trasporto, gli intermediari, con il risultato di rendere disponibili prodotti a prezzi più bassi, soprattutto quando sono freschi di sta- gione e quindi più facilmente reperibili e in quantità più abbondanti. PER SALVAGUARDARE L’AMBIENTE Si sti- ma che un pasto medio percorra alme- no 1.900 km - in camion, nave o aereo - prima di giungere in tavola: quanto carburante e quante emissioni di anidri- de carbonica si potrebbero risparmiare consumando a km zero? PER VALORIZZARE LA TRADIZIONE In Italia sono innumerevoli le produzioni di vini DOC, DOCG, IGT e i prodotti tra- dizionali iscritti all’elenco del Ministero delle Politiche Agricole; inoltre la no- stra agricoltura produce frutta, verdu- ra, carne, uova, vino e zucchero, tutti prodotti reperibili in un raggio massimo di un centinaio di km, nel rispetto della natura e della stagionalità. DOVE? Esistono varie soluzioni per acquistare prodotti a filiera corta: la Toscana per esempio è stata una del- le prime regioni a promuovere questo tipo di approvvigionamento, stan- ziando fondi per avviare iniziative di promozione oltre ai mercatali , mercati contadini di qualità. I mercati agrico- li ormai si trovano in ogni paese, con cadenza settimanale: vi si possono tro- vare ortaggi, carni e salumi, formaggi, dolci di produzione locale. Esistono anche Gruppi di Acquisto Solidale : più famiglie si uniscono per ottenere prezzi migliori, ordinando grandi quantitativi di merce. Un’ultima opzione è costitui- ta dal farmer’s market , l’acquisto diret- to presso le aziende (caseifici, frantoi, cantine, fattorie...) a prezzi vantaggiosi.
All’inizio ci si stupisce di ritrovare i sapori di una volta, di accorgersi che “Wow, il melone sa di melone!”
Col tempo però diventò una più seria presa di coscienza di tutti i vantaggi, i be- nefici e il risparmio che il cibo a km zero comporta: gli ortaggi appena raccolti mantengono intatti i principi nutritivi, contengono una quantità molto maggiore della loro forza originale. Tutte le vitamine arrivano intatte in tavola, saltando i passaggi del trasporto da luoghi magari lontani e della conservazione in celle frigorifere. Non c’è che dire, i prodotti locali sono più buoni, la scadenza breve impone un consumo più rapido e garantisce la freschezza. E poi costano meno:
niente imballi, niente inter- mediari, un solo passaggio dal produttore al consumatore e mi porto a casa le mie borse di carta grezza che, oltre ad essere ecologiche, mettono tanta allegria. Passeggiare fra i banchetti degli ortaggi col- tivati nei terreni poco lontani da casa non è solo un piacere, ci si abitua ad apprezzarne il
CARNE O VERDURE, GUSTA AL MEGLIO I PRODOTTI LOCALI
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gusto, ci si avvicina alla propria terra e si entra in qualche mo- do in contatto con essa, so- prattutto quan- do si prende coscienza
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del fatto che, evi- tando di ac-
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