myTESCOMA 3/2018

V

i siete mai chiesti sulla base di quali criteri un piatto viene giudicato buono op- pure no? Esistono delle macro regole imprescindibili o è tutta una questione di gusti personali? E poi, chi stabilisce se un gusto vale più di un altro? Tra- lasciando quelle che sono le competizioni nelle trasmissioni televisive più in voga ora, dove diamo per scontato ci siano dei giudici (prevalentemente chef) di tutto rispet- to con un’esperienza lavorativa indiscutibile, ma quando leggiamo le recensioni di ristoran- ti, locali, bar, sulla bontà delle preparazioni, come le interpretiamo? Sono stata di recente ad una mostra molto interessante sui sensi, era indirizzata prevalentemente ad un pubblico bambini/adolescenti, quindi molto basica nel suo percorso ma molto esaustiva. Ci si ritro- vava immersi in 11 ambienti diversi, dove i nostri 5 sensi venivano stimolati con immagini, suoni, odori... con il risultato che non tutto è come sembra, è il nostro cervello che elabora quello che riceve e sulla base di quelle che sono le nostre esperienze, le nostre emozioni, percepiamo differenze, addirittura vediamo colori diversi. Quello che al mio olfatto pareva zucchero filato, per uno dei miei figli era cioccolato e per l’altro vaniglia e stavamo solo annusando, senza avere la possibilità di guardare nulla. Nella realtà invece quando ci ali- mentiamo, tutti e cinque i nostri sensi vengono coinvolti nella percezione del cibo, immagi- natevi quindi quanti fattori influenzano il parere finale. Pare che addirittura l’ambiente dove consumiamo il pasto condizioni il gusto: una ricerca condotta su due stanze, una rumorosa e una tranquilla, ha fatto emergere una prevalenza del sapore dolce del piatto consumato nell’ambiente chiassoso. Eppure tecnicamente la pietanza era la stessa. Provate a preparare a colazione a dei bambini inappetenti delle pancake o delle uova a forma di cuore, stella o smile, e vedrete un approccio al cibo completamente diverso, è un trucco che Francesca ci svela a pag. 18 con la relativa ricetta; d’altronde, da sempre, la massima “prima si mangia con gli occhi” ci racconta di come un cibo ben presentato anche nei minimi dettagli, possa condizionare la percezione del gusto e vale anche al contrario ovviamente. Io amo inserire nei miei piatti i pomodorini gialli, trovo che a parità di gusto, diano più colore, le prime volte che li usai però, non essendo così conosciuti, destai la perplessità dei miei ospiti in- sospettiti dal colore troppo smunto, percepiti come non abbastanza maturi, nonostante vi posso assicurare fossero dolcissimi. Simone che ama abbinare le sue passioni al mondo del cucinare e mangiare, questa volta a pag. 34 percorre il suo interesse per il cinema e ci propone tre menù di tre altrettanti famosi film, tra i quali Pulp Fiction. Se l’avete visto, vi ricorderete sicuramente del “Big Kahuna Bur- ger” panino hawaiano diventato poi famosissimo, ma la cui fama è da imputare esclusivamen- te all’abbinata con il film, diversamente non possiamo spiegarci la fetta di ananas lì dentro, considerati i nostri gusti mediterranei; un altro esempio di come possiamo far condizionare il nostro appetito da fattori che oggettivamente parrebbero non centrare nulla con il cibo. E poi c’è la memoria a farci brutti scherzi, i ricordi, le emozioni che invo- lontariamente leghiamo a piatti consumati in determinati periodi nella nostra vita, e che per quanto banali possano essere, non potranno mai competere con la preparazione dello chef più stellato. Lo chiamano comfort food, cibo con- solatore, è per intenderci quel pane, burro e zucchero che ci ha accompagnati a merenda quando eravamo piccini, così semplice, così rassicurante. A pag. 45 Chiara ci svela i suoi cibi dell’infanzia, quelli che le terranno compagnia nei primi giorni di pioggia autunnali, per non sentire troppo la malinconia dell’estate che se n’è andata, ma è chiaro che ognuno di noi ha i propri, incontestabili! La cucina e il cucinare sono a mio avviso molto più simili all’arte che alla scienza, non possiamo farci dire da un altro se un piatto è buono e se vale o meno la pena di assaggiare le preparazioni di un ristorante, leggiamo le recensioni sull’arredo del locale, sul servizio, sui prezzi, senza prendere nulla per legge chiaramente, con la giusta interpretazione, ma quello che piace a noi, non è detto che piaccia a tutti. Buona lettura!

EDITORIALE

CHI È NICOLETTA ABENI

Lavora da sempre con passione nel mondo dei casalinghi, oggi dedicandosi soprattutto al marketing e alla comunicazione a tutto tondo. Ha quattro figli e incredibilmente trova anche il tempo di cucinare, e bene! Fra le sue ricette migliori, i savoiardi fatti in casa…

COME FARE La pasta frolla, un classico che non stanca mai. Prova le ricette più originali PAGINA 9

CHI È FRANCESCA CORNA PELLEGRINI Ha conosciuto il vero Principe Azzurro da quando è diventa- ta mamma e se ne è talmente innamorata che ora di Principi ne ha due! Ogni giorno lotta per conciliare famiglia, lavoro ed amicizie. A volte ci riesce.

CHI È CHIARA PELATI Grande sostenitrice del

CHI È ROSSELLA FERRARI Disponibile e collaborativa nella vita privata e sul lavoro; tranquilla e gentile, diventa caparbia e determinata se ne- cessario. Adora la montagna e la sensazione che si ha quando si conquista la vetta.

CHI È SIMONE BELLERI

Catapultato in un ufficio di sole donne, per ora è ancora sano di mente, ma merita tutta la solidarietà possibile. Appassionato di musica e sport, ci darà il punto di vista maschile che ci mancava!

“disordine creativo”, calma ed equilibrata... in questo l’aiuta il sacco da boxe. Single convinta (?) con i cavalli nel cuore e le merendine nel cassetto della scrivania.

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