my tescoma 1/2022

davvero suggestiva. Quel giorno, mi ricordo, fuori c’era il temporale, i tuoni erano forti e la luce all’interno debole. Io ero divertita, ho sempre amato il vento e i temporali rumorosi, ma lei ad ogni boato sussultava. “Madora madora che pora” (tipica espressione dialettale bresciana che sta per “Madonna che paura!”) “Ma zia è bellissimo, perché tu hai paura?” “Mi ricorda le bombe durante la guerra”. E prese a raccontare di quei mesi di bombardamenti. Lei aveva 21 anni, si ricorda bene il frastuono delle bombe, ma in particolare quel 17 novembre 1944. “La stazione qui vicino era strategica per i tedeschi, collegava Milano, Venezia e il Brennero, la Val Camonica e Cremona. Pensa che in pochi mesi fra il 1944 e il 1945 questa zona fu bombardata quasi 200 volte. A Orio c’erano i bombardieri della Luftwaffe, invece a Grosseto c’e- rano quelli americani.” “E perché bombardavano questo posto? Non c’è niente qui, solo campi coltivati.” “Certo, ma come ti ho detto, c’era la ferrovia, ed era importante. Gli alleati bombardavano obiettivi di interesse tedesco, e quel giorno c’era un treno merci carico di tritolo fermo lungo la ferrovia, proprio qui quasi all’altezza di casa. In linea d’aria sarà poco più di un chilometro, ma il boato e i danni arrivarono a tanti dei paesi vicini. Era mattina tardi, un caccia alleato mitragliò il convoglio. C’erano dieci o undici carri pieni di esplosivo, immagina la potenza dello scoppio. Tutti i vetri in frantumi qui e per chilometri. Tante case rase al suolo, i binari distrutti, rimaneva solo una fossa. Per miracolo, morì solo una donna in tutto questo disastro, ma tanti bambini scapparono da scuola con tagli e ferite per i vetri scoppiati.” “Ma zia, io non lo sapevo, chissà che spavento! E la casa?” “La casa è rimasta in piedi, questi muri sono forti e spessi, per questo qui dentro si sta al fresco in estate. Ma sai il vostro salotto?” “Sì, che cos’è successo al salotto?” “Hai mai fatto caso che non ha il soffitto a volta come le altre stanze?” “Sì ed è un peccato, dovrebbe essere la stanza più bella e invece ha il soffitto normale.” “Certo, ed è proprio per via di quel bombardamento: lo lasciò pericolante, quindi fu deciso di abbatterlo e di ricostruirlo, ma senza volte.” “Che peccato. Però adesso so che non è una stanza banale, è una stanza che ha vissuto delle av- venture.” “Proprio così. E adesso smettila di mangiare il ri- pieno, che non ne abbiamo abbastanza per riempire i ra- violi.” “Mmm ma tanto poi dobbiamo fare i tagliolini!”

PASTA FRESCA ALL’UOVO la base: Se ne preparava tanta perché i ravioli erano destinati a due o tre famiglie, alcuni li mangiava- mo subito e gli altri e venivano conge- lati, era una bella scorta. Con la pasta che rimaneva senza ripieno, faceva- mo le fettuccine o i capelli d’angelo. Di impasto, se ne poteva preparare all’infinito, bastava seguire le propor - zioni, semplicissime: per ogni uovo, 100 grammi di farina e 1 cucchiaio d’olio. Si faceva un mucchio di farina con un buco al centro, mai capito perché si chiamasse “la fontana”, e dentro al buco si mettevano le uova e l’olio e si iniziava ad impastare. Io non ci riusci- vo, ma la zia era grande e forte, era un gigante, e la trasformava in una palla gialla che poi doveva riposare per un po’ sotto un canovaccio: dormi- va, ben coperta. Poi iniziava la magia: tutto quell’infarinare, ripiegare, girare la manovella... la volevo girare io, fino a quando la zia si spazientiva un po’ perché andavo troppo lenta, e allora prendeva in mano lei la si- tuazione e gi-

rava tanto veloce che sembrava aves- se il motore.

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