my tescoma 1/2022

storia). Le curava amorevolmente, per loro sgranava le pannocchie e pre- parava la miscela perché fossero ben nutrite: a volte facevano uova gi- gantesche e lei le conservava per me perché sapeva che ci avrei tro- vato due o anche tre tuorli, il che mi divertiva tantissimo. Le chia- mava mattina e sera, trasferendole dal loro serraglio al prato die- tro casa e per il richiamo aveva due termini distinti, uno per il mattino e uno per la sera “curé curé curé” e “chiii chiii chiii” . Se c’erano i pulcini invece, per quelli diceva “carì carì carì” . Era un linguaggio con cui riuscivano ad intendersi: insomma lei era la donna che sussurrava alle galline. Io avevo la mia gallina personale, Aquila, e fu con mio grande dispiacere che un giorno, chiedendo dove fosse, scoprii che me l’ero mangiata. Mi misi a piangere e la zia non capì il perché: adesso sembra una cosa estrema- mente brutale, ma era assolutamente normale allevare animali, trattandoli come pascià, per poi mangiarli. Era il segreto perché fossero buoni e sani. E anche questa è un’altra storia. Ma torniamo alle uova: ce n’erano otto o dieci fresche ogni giorno,

RACCONTI IN CUCINA

venivano distribuite a famigliari e vicini, ma soprattutto servivano per preparare la pasta fresca e in particolare i ravioli. Io ero l’aiutan- te ufficiale per la preparazione dei ravioli, per noi era un vero e proprio rituale. Raggiungevo la zia quando aveva già avviato il ripieno, ma in tempo per vederla impastare energicamen- te uova, farina e olio, trasformando tre ingre- dienti semplici in una palla gialla, compatta ed elastica, ed era in quel momento che ini- ziavano le sue benevole sgridate. Il motivo? Adoravo, e tuttora adoro, mangiare gli impasti crudi. I ravioli non ancora cotti, le pastelle per torte e pancakes: qualunque preparazione, mi piace più cruda che cotta. A volte esagero, se l’impasto contiene lievito si possono ben im- maginare le conseguenze... ma è più forte di me! Visto che il vizio non mi ha abbandonato a distanza di tanti anni, direi che le sgridate non sono state efficaci. Del resto, la zia Cec - ca era una delle persone più buone che abbia mai conosciuto. Che poi la attaccavo su due fronti: rubavo l’impasto crudo per la sfoglia e, quando arrivava il momento di riempire i ra- violi – io ero addetta a formare le palline di ripieno, inserirle nell’impasto e chiuderlo con la forchetta – mangiavo tantissimo anche di quello, cosa che la faceva arrabbiare non tanto perché non fosse sano, almeno era cotto, ma ne ero talmente golosa che ogni volta si ri- schiava che non bastasse per riempire i ravioli, tanto che spesso doveva ripiegare su taglioli- ni e capelli d’angelo per consumare la pasta rimasta vuota. L’ambiente in cui lavoravamo era la sala da pranzo delle zie, loro la chiama- vano “il tinello”: era una stanza di quelle vec- chie cascine con il soffitto a volta e il camino, arredata in modo semplice, con un tavolo in formica effetto legno e un armadio con vetrate liberty, il classico pavimento in terrazzo vene- ziano, il camino con la cappa piena di pentole in rame... nel complesso aveva un’aria vintage

fogli per ricettario di famiglia linea Delícia - art. 631692 Prezzo consigliato: set 50 pz. € 4,90

ripieno di carne per i ravioli LA RICETTA ingredienti

• 1 uovo • 300 g di carne di manzo macinata • 1 gambo di sedano • 1 carota • ½ cipolla

• 50 g di pangrattato • 50 g di Grana Padano • ½ bicchiere di vino • noce moscata q.b. • 1 mazzetto di prezzemolo • 1 noce di burro • sale e pepe q.b. Mondare il prezzemolo e preparare un trito di cipolla, sedano, carota e prezzemolo. In una padella sciogliere una noce di bur- ro, unire il trito di verdure e soffriggere. Quando iniziano a do- rarsi, unire anche il macinato di manzo e far rosolare bene, poi sfumare con il vino e continuare la cottura fino a farlo evapora - re. In una ciotola, unire il formaggio grattugiato, il pangrattato, il soffritto con la carne, rompervi un uovo, salare pepare e ag- giungere una macinata di noce moscata. Amalgamare bene tutti gli ingredienti e utilizzare il composto per riempire i ravioli.

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